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Antropistica e progetto

By gianniSenza categoria30 ottobre 201821 novembre 2018 No comments yet

L’antropistica è il nome per indicare lo studio sistematico del valore comunicativo delle antropizzazioni, inteso come l’indagine sui significati che ad esse può essere associati, in altri termini i significati che possono essere attribuite ad esse a “causa” delle loro forme. Le antropizzazioni possono essere ritenute come casi particolari dell’insieme degli artefatti i quali, nella loro totalità, insieme alle forme fisiche della natura costituiscono il mondo fisico. All’interno del lavoro progettuale gli artefatti sono ritenuti irriducibili sia all’essere umano perché ne sono il prodotto, sia al mondo naturale poiché frutto della sua trasformazione fisica. Pertanto tutto ciò che (a partire dalle forme della natura) presenta una trasformazione ad opera umana è da considerarsi un artefatto.
La differenza che rende questi ultimi irriducibili alla natura è costituita principalmente dal fatto che ai primi sono portatori di un intento comunicativo, i secondi no. Generalmente si ritiene che alla percezione di un artefatto corrisponda un’attribuzione di senso o significato che rende pertinente la domanda sul perché sia stato costruito, sia esso un edificio, una strada, una diga, ecc.. Ciò non avviene nel caso delle entità naturali alle quali, generalmente, non viene attribuito alcun valore semiotico, ma di cui se ne registra percettivamente il solo dato empirico: un albero, una montagna, il mare ecc.. Inoltre un artefatto è tale perché si può riconoscere in esso l’intervento umano finalizzato al raggiungimento di uno scopo. In natura non riteniamo vi sia alcun obbiettivo da raggiungere.
Tra gli artefatti vanno distinte le antropizzazioni principalmente per la loro dimensione e permanenza nella stessa regione spazio temporale. Il motivo di interesse verso questa particolare attività umana è dovuto al ruolo fondamentale che svolge nel determinare le forme fisiche dell’ambiente. Le antropizzazioni possono ritenersi come una sorta di spontanea ed istintiva relazione che l’essere umano instaura con la natura: basti pensare al fatto che tutte le comunità, perlomeno da un certo momento in poi dell’evoluzione del genere umano, modificano fisicamente il territorio attraverso le costruzioni, siano esse capanne o metropoli.
Questa constatazione basterebbe da sola a far ritenere che non si riesca a fare a meno di adattare l’ambiente naturale alle esigenze umane le quali nei millenni hanno avuto una tale sofisticazione da generare società ed ambienti complessi inimmaginabili fino a qualche secolo fa. Senza addentrarsi nelle fasi storiche di questo sviluppo, appare comunque evidente che nelle società come quella occidentale, o che comunque necessitano di istituzioni sociali molto articolate, il carattere delle antropizzazioni abbia subito una sorta di evoluzione al pari di quelle culturali e istituzionali. Tanto che queste oltre a dover rispondere ad esigenze di carattere pratico riconducibili all’istinto di sopravvivenza (ad esempio il riparo dalle avversità naturali) ha anche fatto fronte ad aspetti abitativi, religiosi, istituzionali e molti altri, affinando nel tempo tecniche costruttive e funzionali.
Allo stato dei fatti alcune porzioni di territorio, anche molto estese, presentano una tale concentrazione di artefatti da rendere l’ambiente quasi privo di elementi naturali fatta eccezione per cielo e acqua. In alcuni casi, e non sono pochi, percorrendo questi spazi si ha la sensazione che le antropizzazioni contenute non riescano a creare l’armonia che solitamente si riscontra in un ambiente naturale. Per contro vi sono ambienti fortemente antropizzati, ad esempio quelli dei centri storici medievali dove, nonostante la varietà formale delle antropizzazioni, questi riescono ad essere comunque armoniosi richiamando il senso dell’unità nella varietà.
Per gli esseri umani la differenza tra gli ambienti è determinata dal modo in cui vengono categorizzati mentalmente gli elementi del loro “contenuto fisico”; da ciò risulta evidente l’importanza formale di tale contenuto che ne condiziona anche gli aspetti qualitativi. Da queste e da altre considerazioni, prendono spunto lo sviluppo dei progetti , i quali considerano innanzitutto le antropizzazioni come dei veri e propri messaggi.
In quest’ottica i territori antropizzati (metropoli, città, ecc.) potrebbero apparire come costituite da una successione continua di segni che rimandano ad altrettanti significati. In un certo senso, è quanto accade quando ci si trova in una città, un paese, oppure in un qualsiasi ambiente antropizzato, all’interno di qualsiasi habitat, compresi quelli appena citati, il sistema sensoriale umano distingue una determinata figura dallo sfondo isolandola dal punto di vista cognitivo ed attribuisce ad essa un senso. La prima distinzione che viene ad essere compiuta all’interno di un ambiente, seppur non sempre in modo cosciente, è data dal riconoscere tre distinte classi di “oggetti”: gli esseri umani, gli artefatti e gli elementi naturali.
In termini filosofici ciò che accade nel momento in cui si considera un qualsiasi oggetto ambientale viene definito “intenzionarsi verso qualcosa”. Uno dei primi pensatori a parlarne in questi termini, tanto da influenzare Edmund Husserl e la psicologia della Gestalt (alla quale si deve il concetto prima richiamato di figura e sfondo) è stato Franz Brentano in suo importantissimo trattato di psicologia
Il contenuto dell’atto percettivo costituisce un aspetto della pratica del lavoro progettuale, in quanto è da considerare come il primo passo del processo ermeneutico-comunicativo che si innesca all’interno di un essere umano ogni qual volta egli si trovi dinanzi ad un “fatto antropizzante”. Le pratiche progettuali da adottare, pertanto, riguardano anche lo studio di tale processo che vede l’essere umano e i “fatti antropizzanti” opporsi al pari dell’opposizione riscontrabile tra essere umano e “elementi naturali”. In tal senso l’analisi delle esperienze, cognitive ed emotive, rappresenta un aspetto determinante per riuscire a comprendere l’incidenza che fatti antropizzanti ed elementi naturali hanno sull’essere umano.

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